Quanto sarà caldo l’autunno di questo impegnativo 2023? Sulla temperatura esterna non ci sono dubbi: il cambiamento climatico ci sta insegnando a sopportare qualunque cosa. Ma dal punto di vista economico, e di conseguenza sociale, potrebbero esserci delle sorprese.
Analizzando i dati Istat, ad esempio, emerge subito un quadro chiaro: ad agosto la stima ha rilevato un lieve calo del clima di fiducia dei consumatori, con un indice che è passato da 106,7 a 106,5. Più accentuata la diminuzione per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che cala da 108,9 a 106,8. Ma è noto come il consumatore si faccia influenzare dalla consueta percezione tendente al negativo del rientro dal periodo feriale, tant’è che a scendere è anche il cosiddetto clima personale. Invece, per quanto riguarda il manufatturiero, poco prima della pausa estiva il fatturato era in realtà aumentato dello 0,4% in termini congiunturali, risultante da una crescita sul mercato interno del +1,8%. Nel dettaglio, a giugno gli indici in aumento riguardavano i beni intermedi (+0,6%) e quelli strumentali (+2,1%), mentre i beni di consumo rimanevano stabili.
Cosa spaventa, dunque, le nostre imprese? La ripresa autunnale è storicamente un passaggio delicato. Lo è ancora di più in una fase come quella che stiamo vivendo, tipicamente critica. Ma proprio per questo a tenere è sempre stata la qualità, l’artigianalità, l’apprezzamento per un Made in Italy ricercato ovunque nel mondo. La strada, dunque, è segnata: le produzioni devono essere di livello per poter tenere il mercato, spesso anche di nicchia, e soprattutto devono essere esclusive. Non ci si aspetta i grandi numeri, ma proprio per questo rimangono sempre e onorevolmente su buoni, se non ottimi, risultati.
L’export, in questo, può aiutare. Nel suo Report annuale la Sace, partecipata ministeriale, suggerisce alle imprese italiane proprio di imparare a orientarsi sui mercati internazionali, anche in vista di un 2024 di maggiore slancio, in quanto a prospettive macroeconomiche.
La previsione annuale parla di export italiano di beni che crescerà del 6,8%, superando i 660 miliardi di euro. Il ritmo rimarrà sostenuto, nel 2024, al +4,6%, per poi assestarsi al +3,8% medio annuo nel biennio successivo.
Verso quali orizzonti guardare? La crescita sarà sempre più robusta in mercati come i Paesi del Golfo, Cina e India, Thailandia e Vietnam, ma anche Messico e Brasile, senza dimenticare gli Stati Uniti e la Croazia, new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.
Insomma, le indicazioni sono precise. E spingono verso un pubblico internazionale.