From Japan to the Salento area, via Milan: the world at one’s feet

Dal Giappone al Salento via Milano: un mondo ai piedi

Cosa accomuna una gentile signora giapponese e alcuni capaci artigiani pugliesi? Come si legano Milano e la salentina Specchia? Una passione che parte dal “basso”: le scarpe. Ma non un paio qualsiasi: Yuko Matsuzaki disegna con la delicatezza tipica del Sol Levante calzature che Roberto, Mario e Rocco trasformano in un piacere da portare tutto il giorno, sotto il marchio Seishou. E nel nome del Made in Italy.

Una sfida, non solo un brand. Il 2022 e questa prima metà del 2023 non sono anni facili: il mondo, l’Italia, la Lombardia sono usciti da una crisi sanitaria gravissima. La pandemia ha scoperto i nervi di una sanità non pronta, di piani di emergenza non aggiornati. I contraccolpi sono stati pesanti e ancora si stanno scontando. A questo, come se non bastasse, si è aggiunta una guerra che sta diventando infinita, ed è qui, in Occidente, a due passi da noi.

Come scriveva Il Sole 24 ore pochi mesi fa, si è prodotto così uno scenario macroeconomico in sofferenza, vivido di urgenze umanitarie e industriali. Eppure, quel quid in più che ha l’estro tutto italiano del sapere e del fare ha ottenuto risultati importanti, come la crescita dell’export e del mercato interno.

Solidi e resilienti, insomma, ma con un problema colossale: l’inflazione. Qual è la soluzione, allora, per Confindustria e il suo quotidiano? La forza della qualità del Made in Italy che spinge le nostre imprese a rimanere in cima alla classifica di scelta per gli acquisti.

L’industria calzaturiera lo ha già dimostrato, come ha reso noto, a febbraio scorso, un’indagine del Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici: i dati sono tornati ai livelli pre-Covid con un fatturato di 14,49 miliardi nel 2022, il 14 per cento in più rispetto al 2021, rinvigorito dall’export e dai prodotti di lusso.

In tutto questo, poi, in un innovativo studio al nord e in un ordinato laboratorio al sud, in un’unione ideale del Paese del bel vivere, lavora un gruppo di persone che rappresenta l’immagine plastica della produttività italiana degli anni Venti del Duemila: la gentile signora giapponese e i capaci artigiani pugliesi.



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