Oltre alle “tradizionali” fashion week che si svolgono tra Parigi, Milano, Londra e NYC, durante l’anno si tengono anche le sfilate di “haute couture”, molto diverse rispetto a quelle del prêt à porter.
Traducendo letteralmente le due parole haute (alta) e couture (cucire), si capisce come l’alta moda faccia riferimento ad una qualità e un lusso che raggiunge livelli altissimi.
I capi di alta moda sono molto esclusivi, tanto da poter essere acquistati solo da un pubblico incredibilmente ristretto, e molto lussuosi proprio perché per la loro realizzazione sono necessarie innumerevoli ore di lavoro (fino a ottocento), sarti esperti e specializzati e materiali pregiati. Le sarte che lavorano per l’haute couture vengono chiamate “les petites mains” ovvero le piccole mani dato che cuciono tutto a mano, inoltre solitamente rimangono fedeli allo stesso stilista lavorando per lui per moltissimi anni.
I capi di alta moda sono realizzati su misura per le clienti e questa caratteristica differenzia proprio l’haute couture al prêt à porter, oltre che ovviamente il prezzo.
L’haute couture è considerata l’origine della moda. Il primo couturier, ovvero stilista d’alta moda, fu l’inglese Charles Frederick Worth, che inizialmente realizzava abiti per la moglie. Nel 1857 aprì a Parigi il suo atelier e fu il primo a presentare una nuova collezione ogni stagione.
Continuò il suo lavoro a Parigi nel 1858 presso la corte di Napoleone III, creando abiti per la moglie Eugenia de Montijo. Le donne della borghesia francese all’epoca andavano negli atelier degli stilisti per farsi realizzare esclusivi vestiti su misura che nessun’altra donna poteva avere.
Questo concetto di estrema unicità ed esclusività dell’abito di haute couture è rimasto ancora oggi.
Inizialmente gli stilisti presentavano gli abiti nei propri atelier facendoli indossare a delle bambole. In seguito couturier come Paul Poiret, Coco Chanel e Cristobal Balenciaga iniziarono a organizzare, sempre nei loro atelier, piccole sfilate, questa volta con modelle in carne ed ossa, le cosiddette "mannequin", a cui partecipavano le donne più ricche e i giornalisti.
A rendere l’haute couture così esclusiva è anche il fatto che non tutti i marchi possono avere una linea di alta moda, per averla bisogna rispettare diversi criteri specifici. Quelli fondamentali sono quattro e sono stati delineati dal ministero francese dell’industria e dalla Fédération Française de la Couture. Secondo queste regole, un brand che vuole avere una linea riconosciuta come di haute couture deve realizzare abiti su misura per i clienti, avere un laboratorio a Parigi con almeno 15 dipendenti che lavorano full time e 20 di staff tecnico.
Inoltre deve presentare due collezioni all’anno (a gennaio e giugno) a Parigi e ogni collezione deve essere composta da circa 35/50 modelli unici.
Nonostante gli abiti di haute couture costino moltissimo, non fatturano molto alle case di moda, appena l’1% del valore di un singolo abito. Le case di moda utilizzano le loro linee di haute couture principalmente per aumentare il loro prestigio e aumentare indirettamente le vendite delle loro linee di prêt à porter.
All’epoca le clienti di haute couture erano circa 20mila in tutto il mondo e tutt’ora le persone che possono effettivamente permettersi e acquistare haute couture rimangono solo lo 0,001% della popolazione mondiale, perlopiù provenienti da Russia, Cina e Medio Oriente.